SCUOLA DUEMILA N. 51

Ricerca del metodo. Come imparare ad apprendere. Di Antonio Fundarò

Il presente lavoro è volto ad evidenziare l’importanza che le problematiche relative all’"apprendere ad apprendere" rivestono in un’epoca, come la nostra, caratterizzata dall’avvento dell’economia immateriale: informatica, telematica, robotica, che, pur aprendo dinanzi a noi nuovi spazi e nuove possibilità, cela in sé il pericolo della manipolazione-omologazione culturale.

Per scongiurare questo pericolo, c’è bisogno di formare la mente di ogni individuo a saper gestire la marea d’informazioni che ci "bombardano" in ogni momento.

Occorre allenare la nostra mente a filtrarle, a ricodificarle per assimilarle in maniera nuova, personale e creativa.

In questo contesto, le abilità di studio, in quanto "abilità di apprendere dal testo, di metacognizione e di controllo della comprensione e della conoscenza", promuovono l’autonomia degli studenti nel processo conoscitivo, stimolano la creatività ed il pensiero divergente.

L’esame parte dalle variabili riguardanti fenomeni conoscitivi quali l’apprendimento, la comprensione e la memoria.

Il primo capitolo delinea i presupposti teorici riguardanti le variabili relative al fenomeno della comprensione, con un ampio riferimento al ruolo degli schemi e delle mappe concettuali all’interno del processo conoscitivo.

S’inquadrano, a grandi linee, le ricerche sperimentali che, dagli anni ‘30 ad oggi, si sono occupate della comprensione e delle abilità che la rendono possibile.

Si parte dalla teoria degli schemi di Bartlett, per la quale la comprensione è un processo costruttivo in cui il soggetto si sforza di catturare il significato delle informazioni provenienti dall’esterno e le organizza in schemi mentali già esistenti che influenzano sia la percezione, sia la produzione di nuovi contenuti.

Seguono, poi, due teorie che, pur essendo contemporanee, si muovono su due diverse direzioni: quella di Rothkopf, per il quale l’individuo apprende attraverso una serie di attività cosiddette matemageniche; e quella di Ausubel che pone l’accento, invece, sull’attività di organizzazione delle conoscenze.

Per Ausubel è solo tale attività di comprensione e di relazione tra le parti che determina vero e proprio apprendimento.

Sulla scia degli studi di Ausubel, la ricerca di questi ultimi anni ha sempre più evidenziato il ruolo costruttivo esercitato dai concetti, dai principi, dalle strategie, nell’acquisizione della conoscenza.

Si sono affermate due teorie della comprensione del testo: le teorie proposizionali che considerano il testo come diviso in unità semantiche che l’individuo si sforza di connettere attraverso processi inferenziali ed il cui esempio paradigmatico è il modello di Kintsch e van Dijk, e le teorie dei modelli mentali.

Queste ultime sostengono che, quando studia, l’individuo, oltre a mettere in relazione semantica le proposizioni, collega le nuove conoscenze a quelle già presenti nella sua memoria a lungo termine. In altre parole, ognuno di noi si costruisce dei modelli mentali cui fa riferimento per comprendere la realtà e che difficilmente si modificano.

Uno dei compiti della scuola è proprio quello di indurre gli studenti ad essere disponibili al cambiamento, ad accogliere modelli mentali alternativi, insegnando a comprendere la natura delle nostre e delle altrui costruzioni mentali.

La presente ricerca rimarca l’importanza di un’educazione alla metacognizione, alla scoperta dei meccanismi mentali che muovono il processo di apprendimento: strategie, obiettivi, intenzioni, scopi, schemi mentali ecc., che parta già dalla prima infanzia.

Diverse ricerche hanno, infatti, dimostrato che ad un miglioramento della metacognizione, intesa come "conoscenza di come si conosce", corrisponde, sul piano pratico, un progresso delle capacità di comprensione.

Per questo motivo si è assistito, negli ultimi anni, ad un crescente interesse per le teorie metacognitive e per le loro possibili applicazioni in campo didattico.

Il primo capitolo si conclude con uno studio sulla memoria intesa non più come qualcosa di meccanico, ma come qualcosa di più pervasivo e complesso. Essa, infatti, non funziona semplicemente come deposito di informazioni, ma anche come organizzatrice di conoscenze che classifica secondo criteri, temi e percorsi.

Oltre a richiamare l’ormai classica distinzione tra memoria episodica e memoria semantica, memoria iconica e memoria eucoica, memoria a breve e a lungo termine, risulta particolarmente interessante il riferimento ai recentissimi studi di neuropsicologia.

Tali studi hanno evidenziato l’importanza che le connessioni sinaptiche dei neuroni, rivestono nel processo di conoscenza.

La cosa straordinaria è la scoperta che vi sono forti relazioni fra fenomeni biologici e psicologici; è nato perciò un campo di grande interesse, ancora ai primordi, che ci aprirà indubbiamente nuovi orizzonti, nuove strade percorribili anche in campo didattico.

Successivamente la ricerca si volge verso gli aspetti, per così dire, pratici, dell’imparare a imparare.

Il secondo ed il terzo capitolo si occupano, infatti, delle variabili relative al metodo di studio.

Il secondo capitolo, in particolare, si apre delineando i diversi aspetti di alcuni programmi di addestramento delle abilità di pensiero, di fatto adottati in alcune scuole, non soltanto italiane: il Productive Thinking Program di M.V.Covington e altri, il programma CoRT di E.De Bono, il Problem solving in coppia di A.Whimbey e Lochead, il Progetto Zero, l’Arricchimento Strumentale di Feuerstein, il programma SQ3R ed altri.

In seguito si affronta l’argomento centrale del presente lavoro e si esaminano, in maniera analitica, i fattori del metodo di studio: recupero delle preconoscenze, motivazione, quando studiare, dove studiare, condizioni psicofisiche per studiare, come studiare.

All’interno della tematica relativa alle modalità di studio, s’inserisce, a pieno titolo, il discorso sulle tecniche di studio: sottolineare, prendere appunti, schematizzare, archiviare, nonché sulle strategie e mnemotecniche che occorre mettere a punto per studiare in modo economico ed efficace.

Tecniche, strategie, mnemotecniche, non devono tuttavia essere considerate come espedienti per rendere lo studio meccanico ed impersonale, anzi come strumenti che possono aiutarci ad "assimilare" le informazioni, nel senso etimologico del termine, a renderle simili a noi stessi, ricodificandole secondo i nostri scopi, i nostri ritmi ed il nostro stile di apprendimento.

Una ricerca sulle abilità di studio non può prescindere da un’analisi delle abilità di lettura e scrittura, cui è riservato il quarto capitolo, poiché queste, pur avendo assunto un nuovo volto, con l’avvento dell’alfabetizzazione informatica, conservano sempre un ruolo fondamentale per la loro implicazione nei processi di costruzione-trasmissione della conoscenza. Si sottolinea la loro natura linguistico-cognitiva, la loro utilità non solo in campo scolastico, ma in tutti i settori della vita pratica.

L’apprendimento della lettura e della scrittura, infatti, mobilita le nostre risorse cognitive, rendendole capaci di contrastare il rischio di indottrinamento intellettuale insito nei nuovi media della comunicazione di massa.

A.F.

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